sabato 1 settembre 2018

Valnerina, Castelluccio, Monte Vettore. Amabili ritorni

L’inconveniente del mese scorso, della serie non tutto il male viene per nuocere, mi ha portato a comprare delle fiammanti leve frizione e freno in ergal, rigorosamente rosse! E’ questo il mio primo acquisto after market per la mia Yoshimura, e probabilmente l’ultimo, anche perché è già riccamente accessoriata!

E va innanzi tutto detto che alle 9 ero dal mio fidatissimo meccanico per far finalmente montare le nuove leve, controllare la catena e registrarla che si era un po' allentata rendendo ruvido il cambio e verificare quel trasudo dallo stelo sinistro della forcella anteriore che per fortuna sembra scomparso.

L'idea fin dalla sera prima era di farsi poi un bel giretto ad inaugurare le nuove leve ma il tempo non sembrava promettere niente di buono, tanto per cambiare in questa estate molto umida; tra l'altro stanotte c'è stato un violentissimo temporale e c'era anche il timore di trovare le strade bagnate e sporche. E invece ne è uscita una bellissima giornata, non solo di sole pur se accompagnata a tratti da viste tristi.

E quindi alle 9:40 ero sul raccordo in direzione nord con una mezza idea di fare un giretto dalla Sabina al reatino e magari rientrare subito dopo pranzo prima di qualche temporale.

Le nuove leve sono state un ottimo acquisto! In posizione perfetta al minimo della distanza dalla manopola per me che ho mani piccole consentono di usare egregiamente indice e medio per azionare il freno e la frizione, anche se quest’ultima mi vede usare spesso medio e anulare.

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Da Passo Corese ho ripercorso fino a Configni la bella SS 313, sempre pochissimo trafficata e comunque asciutta e pulita. Nonostante la nuvolaglia scura continuavo ad esser fiducioso visti gli ampi cenni di rasserenamento sia verso est che verso nord. Aria fresca e gradevole, ottima scelta l’aver indossato il giubbetto di pelle sulla maglietta e, per una volta, un paio di jeans sugli stivali da moto.

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All’altezza di Configni ho preso l’ultimo bivio utile per Cottanello: altre volte avevo iniziato a salire diversi km prima ma non vale la pena lasciare la 313 per salire ad esempio verso Poggio Mirteto e poi da lì verso Roccantica, Montasola Casperia e su a nord: l'ho fatto un paio di volte in passato ma sono strade davvero brutte e scomode. La sosta all'eremo di San Cataldo è pressoché obbligata: quell'antica costruzione incastonata nella parete verticale di quei calcari così deformati dalla tettonica passata. Quanti ricordi!

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Su e giù per il valico di Fonte Cerreto mi ritrovo a Contigliano, quanti ricordi anche qui, era parecchio che non ci passavo. L'idea è tornare su quel breve ma divertentissimo tratto di Flaminia che va da Terni a Spoleto e poi passare in Valnerina, non ci tornavo dal dicembre 2015: e così via Greccio raggiungo rapidamente la cittadina umbra attraverso le nuove tratte e le gallerie e in men che non si dica sono a Spoleto. Il tempo migliora, ora sono più i momenti assolati che quelli coperti.

Anche il valico di lungo la  SS395 tra Spoleto e Piedipaterno è tantissimo che non lo facevo, più di tre anni, considerando che in realtà, dai terremoti di agosto e ottobre 2016, ho appositamente evitato le zone colpite, ad iniziare da Visso, per una forma di pudore, di rispetto, così come accadde per l'aquilano nel 2009. Ma dopo tutto tornare in quei posti vuol dire anche contribuire a farli vivere e tornare com'erano, laddove possibile.

Raggiunto Piedipaterno proseguo lungo la sempre molto bella statale della Valnerina che a Cerreto di Spoleto diventa SS 209: poco prima di Visso, nel tratto dove il Nera attraversa in una stretta gola, mi fermo a vedere la grande frana che venne giù col terremoto ostruendo e deviando il corso del fiume. I lavori hanno ripristinato tutto e la grande massa rocciosa incombe adesso meno minacciosa.

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Appena entrato a Visso l'emozione inizia a farsi sentire fin dal viale alberato dove un gruppo di casette apparentemente di buona fattura sono invece gravemente lesionate e abbandonate. Ovunque macerie e mezzi di rimozione militari e civili, le casette prefabbricate per gli sfollati, ordinate e funzionali, il centro storico si intravede bene dalla strada che sale verso Castelsantangelo sul Nera, devastato, e qua e là edifici intatti abitati, vivi, ma circondati da distruzione. Che tristezza.

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Ho bisogno di fare un po' di benzina e il "solito" benzinaio avevo già visto anni fa che andò completamente distrutto e così mi fermo anche per pranzo, in un locale sulla strada per Camerino, parte di un edificio intatto, che fa dolci e...un po' di tutto, compreso il gustoso piatto di tagliatelle al ragù che ho mangiato.

Da Visso in poi sarà così fino alla Salaria. Attraverso paesini e borghi lacerati e morti, alcuni con delle vaste spianate laddove c'erano case altri invece con solo i segni della distruzione e dell'abbandono degli antichi centri. Tanto, tantissimo da fare ancora. Edifici nuovi, alcuni nuovissimi, distrutti e abbandonati, a Piedilama addirittura il cimitero con le mura distrutte e inagibile all'interno.

Da Visso risalgo tra paesaggi bellissimi ed i segni del terremoto verso la piana a nord di Castelluccio, dove regna da una parte la distruzione del borgo già molto fragile e la voglia di ripartire. Tanti turisti a pranzo in piccoli prefabbricati dove ora operano gli stessi che prima preparavano piatti tipici gustosi in piccoli locali a ridosso delle vecchie case. L'accesso ad alcune aree del borgo ancora consentito a pochi autorizzati, con tanto di guardie dell'esercito.

Che posti meravigliosi circondati dal profilo del monte Prata e del Vettore, con i segni della già evidente faglia ancora più in vista, quasi sbiancata.

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Scendo lento verso valle, godendo l'aria e la vista, con i prati di lenticchie sottostanti che alternano ombra e luce per via della nuvolaglia sovrastante. Risalgo a Forca di Presta: i segni della faglia riattivata che spaccò la strada in più punti sono stati coperti malamente, il dislivello è ancora evidente. Scendere verso la Salaria da qui è sempre bellissimo, fino a incontrare i borghi di Arquata: Pretare, Piedilama...ovunque distruzione.

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Avrei voluto tornare a Norcia attraverso la vecchia strada delle Forche Canapine, ma dopo una prima deviazione per la provinciale verso Capodacqua il traffico è obbligato sulla nuova strada e le sue lunghe gallerie. La vecchia che sale è chiusa del tutto e credo lo resterà per anni perché dopo tutto serve a ben pochi.

E a proposito di chiusure ieri da Visso a Norcia avrò incontrato almeno una decina di tratti con i semafori dei sensi unici alternati per via dei lavori in corso a lunghi tratti chilometrici di danni alle strade.

Norcia sembra quasi normale, sembra.

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Da Norcia proseguo a sud per Cascia e poi verso Leonessa, lungo la bellissima e divertente SS 471, soprattutto la discesa verso Posta.

Poco dopo Posta mi sono concesso un'altra breve deviazione. Ho lasciato la Salaria percorrendo un breve tratto della vecchia strada lungo il Velino fino a Sigillo per poi risalire sulla statale.

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Il resto è storia di una notissima, bella e veloce statale fino a Roma, compreso un violento acquazzone nella lunga discesa verso Passo Corese, acquazzone reso anche più buffo dal fatto che la strada era completamente illuminata dal sole basso del tardo pomeriggio e l'acqua veniva giù copiosa da un nuovolone nero allungato sopra la mia testa per chilometri. Per fortuna dopo 10 minuti era già passato.

Segnalo:

SS 313 Ternana
SS 471 tra Cascia e Posta
SS 209 della Valnerina
SS 3 tra Terni e Spoleto
SS 395 tra Spoleto e Piedipaterno
SS 685 tra  Piedipaterno e Visso
SP 45 tra Cottanello e Contigliano
SP 134 tra Visso e Castelluccio di Norcia



MAPPA

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